Infortuni mortali sul lavoro: il 2017 è iniziato con 127 morti bianche
Si riporta un’analisi e i dati statistici sulle Morti Bianche nel bimestre gennaio – febbraio 2017
Per tutti gli operatori della prevenzione degli infortuni sul lavoro, l’esigenza di analizzare statisticamente gli infortuni mortali sul lavoro nasce dalla necessità di individuare le circostanze che determinano gravi incidenti sul lavoro, per poter intervenire e correggere il tiro con azioni correttive di prevenzione nei settori che presentano maggiori criticità e necessità di intervento. ( fonte “Osservatorio Sicurezza sul Lavoro” Vega Engeenering)
Il 2016 si è concluso con un considerevole numero di morti bianche in Italia. da Gennaio a Dicembre 2016 sono state 749 le vittime in occasione di lavoro e 269 quelle in itinere.
Dal confronto con l’anno 2015 si registra un lieve calo del 3,9 % ma dai primi dati pubblicati nelle banche dati dell’INAIL e dalle analisi dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro – Vega Enginering, la situzione in questo primo bimestre del 2017, risulta già molto allarmante.
Offriamo uno spunto di riflessione sugli ultimi dati derivanti dalle analisi statistiche del primo bimestre del 2017.
- Nel bimestre Gennaio – Febbraio 2017, sono stati denunciati in totale 127 morti, di cui 99 in occasione di lavoro e 28 in itinere.
- Nello stesso periodo dell’anno precedente, le statistiche delle morti bianche hanno riportato la totalità di 95 denunce, di cui 70 in occasione di lavoro e 25 in itinere.
Nel grafico vengono riportate le statistiche sui casi di morte sul lavoro per zona d’Italia
La statistica osserva tutti i casi di infortunio mortale accaduti sul territorio nazionale italiano, avvenuti durante l’esercizio di un’attività lavorativa, con esclusione delle morti bianche accorse durante la circolazione stradale o in itinere.
Dalle stime si evince un aumento nel periodo di Gennaio-Febbraio 2017, con una percentuale di infortuni denunciati maggiore al Nord:
- Nord-ovest 24,2 – Nord-est 14,1
- Sud 32,3
- Centro 19,2% e isole 10,1%
L’Abruzzo è stata la Regione maggiormente coinvolta con 18 casi, seguita dalla Lombardia con 12 decessi e dal Veneto con 11 e dalla sicilia e la Campania rispettivamente con 10 e 8..
I casi di morte sul lavoro in Italia per settore economico, evidenziano un picco di casistica in settori non determinati con 47 unità, pari al 47,5% dei casi totali. Questi sono seguiti dalle attività manifatturiere e le costruzioni, i settori maggiormente coinvolti entrambi con il 10,1% e a seguire il Trasporto e Magazzinaggio con il 9,1%.
Le morti bianche che hanno coinvolto stranieri sono state 11, pari al 11,1%, mentre i connazionali interessati sono stati 88 pari all’89%.
Le fasce d’età che contano in maggior numero di casi, 30 vittime ciascuna, sono quella tra i 45 e 54 anni e quella tra i 55 e 64 anni.
Ci auguriamo che questi dati così allarmanti possano contribuire a sensibilizzare sulla cultura della sicurezza sul lavoro e con quest’articolo vi invitiamo a riflettere …
Il lavoro, per vivere o morire?
“Ancora una tragedia sul lavoro” è la frase ricorrente. Questa problematica viene spesso affrontata dai giornali, telegiornali e da ogni forma di mass media comunicativo. Tragedie che si ripetono sempre con lo stesso finale, la morte di un lavoratore. Se non prevale la cultura della sicurezza fatta di prevenzione, regole e costrizioni, continueremo ad assistere a questi episodi luttuosi. Per questo la guardia non va abbassata sui temi della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Questo fenomeno è una vera e propria emergenza che assale il Paese, da qui infatti l’importanza della formazione della sicurezza sui luoghi di lavoro. Dove c’è lavoro c’è sicurezza o almeno ci dovrebbe essere. Spesso la prevenzione che rappresenta il primo step per la sicurezza lavorativa, diventa anche il più importante ma il meno considerato. Innanzitutto si dovrebbero insegnare delle misure di prevenzione o, in casi peggiori, delle risposte ai pericolo dati alla sicurezza mancata.
Già circa cento anni fa, nel Contratto di lavoro nel diritto positivo italiano, Lodovico Barassi esprimeva che il datore di lavoro ha l’obbligo di “ fornire un ambiente sano di lavoro e buoni istrumenti di lavoro, ancora oggi, gli studi e le applicazioni legislative in merito alla salubrità negli ambienti di lavoro si vanno sviluppando. Maggior impulso si ebbe con la rivoluzione industriale, anche se in Italia si videro i primi segnali solo tra fine ottocento e primi del novecento. L’evoluzione di tali tematiche, dalla rivoluzione industriale è segnata da un lento, ma tuttora presente, progresso di idee e nuove letture in chiave evolutiva dei concetti di salute e sicurezza nei posti di lavoro. Progresso al quale hanno certamente contribuito e continuano a contribuire in maniera significativa le Istituzioni Europee. Per questi motivi ancora oggi tali temi sono di grande attualità, evidenza ne è che negli ultimi anni i media, i sindacati e l’opinione pubblica hanno mostrato interesse e hanno certamente contribuito a fare conoscere tale tematica, rendendo la collettività più edotta su tale fenomeno. In Italia, quindi, grazie anche a questo progresso di idee, dopo tanti anni dall’emanazione del fondamentale Decreto Legislativo n. 626 del 19/09/94, attuazione della Direttiva 89/381 CEE, e successive modifiche e integrazioni in materia di sicurezza e salute sul lavoro, sostituito dal recente D.Lgs. n.81 del 09/04/2008 e s.m.i. continuano a verificarsi rilevanti, seppur in minor entità, casi di infortuni e morti sui luoghi di lavoro[1]. Per molti anni si è tentato di accorpare e semplificare la normativa di igiene e sicurezza in un unico provvedimento. Nel 2008 è stato pubblicato per la prima volta con questo scopo il D.Lgs 81/2008 da molti definito come “testo unico” modificato e integrato nel 2009 con il D.Lgs 106/9. In verità buona parte della normativa è ancora fuori dal Testo unico e saranno necessari ulteriori accorpamenti. Si esplicita il tentativo di emanare un testo unico sulla sicurezza sul lavoro, racchiudere, cioè, in un unico provvedimento normativo tutti i riferimenti precedenti. Si è tentato di realizzare ciò più volte, in varie legislature, senza però riscuotere successo, fino alla pubblicazione del D.Lgs. 81/2008, realizzata in un periodo di altissima attenzione dei mass media sull’argomento. Il D.Lgs. 81/2008 non è un vero e proprio testo unico, a dispetto di come viene spesso presentato, in quanto ha racchiuso in sé una sola parte della normativa di riferimento. È importante evidenziare il fatto che il D.Lgs. 106/2009 è intervenuto per ulteriori modifiche a poco più di un anno dall’emanazione del D.Lgs. 81/2008.
Il lavoro fa parte delle nostre vite. Possedere un lavoro stabile, oggi, come forse mai nella storia italiana, sembra essere un desiderio che accomuna giovani e adulti, un’ambizione difficile da raggiungere lenta e piena di ostacoli.
I ragazzi studiano, fanno stage e tirocini , praticantati per anni, imparano mestieri e apprendono le arti, tutto per arrivare ad un solo obiettivo, diventare uomini adulti, maturi e responsabili, ottenendo un lavoro, che possa renderli finalmente liberi e indipendenti e soprattutto, senza la paura di poter soccombere a causa di disattenzione e disinteresse sulle precarie condizioni di lavoro a cui molti sono costretti.
Il lavoro deve essere prima di tutto, qualunque esso sia, un’attività che nobilita l’uomo e lavorare in sicurezza è un diritto. “Guai a calpestare la dignità umana!”
[1] http://www.altalex.com/documents/news/2013/09/02/la-tutela-della-salute-e-la-sicurezza-sul-lavoro-profili-generali